23 dicembre 2016

I libri del 2016



Renato Ariano
Dante templare segreto
Artigrafiche Litoprint
Ennesimo capitolo della saga incentrata sul "Dante templare", in cui si persevera nel voler vedere a tutti i costi ciò che non esiste. Che il Sommo Poeta, così come altri suoi contemporanei, ritenesse i Templari vittime di un'ingiustizia, è cosa piuttosto evidente ed anche risaputa, ma da qui a farne un adepto cripto-templare ce ne corre. Cosa c'entra poi la massoneria scozzese...
Voto: 3

Fabrizio Bartoli
La simbologia templare. Significato esoterico, mistico e sapienziale
Edizioni Nisroch
Testo di chiara matrice neo-templare, che denota l'assenza di nozioni basilari, e che, già dal titolo, lascia intuire prevedibili cantonate. Quando si afferma che i Templari "adottarono" la croce patente, evidentemente si ignora che tale insegna fu loro assegnata dal papa. Se si prendono, poi, in considerazione altri simboli, quali la Triplice Cinta, la Vesica Piscis, il Fiore della Vita, la Sirena Melusina, il Bafometto, l'Uomo Verde, i Nodi Templari, i vari sigilli (davvero esilarante l'interpretazione del sigillo più conosciuto), si ha la prova indiscutibile della confusione che alberga nelle menti di certi "professori". Senza contare autentici strafalcioni, del tipo "la moneta templare autentica dell'anno 1134", che fanno scadere addirittura nel ridicolo. Come se non si sapesse che i Templari non batterono mai moneta, non potendone avere titolo. E non si insista con la solita sciocchezza della "croce templare", mai esistita in quanto tale e perciò difficilmente identificabile. In sintesi, un'ulteriore dimostrazione dei danni che il neo-templarismo massonico continua ad arrecare alla memoria dei Cavalieri del Tempio.
Voto: 2

Maria Grazia Bulla Borga
L'Ospedale “di strada” dei monaci templari alla Mason di Montebello Vic.
F.lli Corradin Editori
Eccellente ricerca della studiosa vicentina, condotta secondo i criteri storiografici fondamentali e con il supporto di una adeguata documentazione d'archivio. Splendide le illustrazioni fornite a corredo. Di sicuro, uno dei pochi lavori di rilievo recentemente pubblicati sulla presenza dell'Ordine in territorio italico.
Voto: 8

Simonetta Cerrini
La passione dei Templari
Mondadori
Notevole riepilogo delle vicende riguardanti la fase conclusiva dell'Ordine, supportato da un ragguardevole impianto di riscontri e da una vasta bibliografia di riferimento.
Voto: 9

Domizio Cipriani
Templar Order. Il cammino dei Templari. La via verso la saggezza
Bastogi Libri
Quando si legge di "spiritualità templare", specie se associata a "spirito umanitario" e a "solidarietà sociale", ci si rende subito conto di essere piombati nell'ennesimo ginepraio di scempiaggini. E' pur vero che dalle associazioni neo-templari non ci si possa aspettare nulla di diverso dal solito apparato di cianfrusaglie concettuali, oltre a quelle ornamentali (divenute peraltro grottesche). Se ci si ostina nel voler proporre immaginari "cammini verso la saggezza", diventa veramente arduo, per chi recensisce, esprimere giudizi senza affondare la lama della critica storica. Filosofie orientali ed illuminazioni varie, bioenergetica e scienza quantica, sono infatti i capisaldi essenziali del presente lavoro, ai quali vanno ad aggiungersi mitologie piuttosto avariate, come il Tempio di Salomone, gli scavi sotto di esso, le famiglie Rex Deus, i rotoli di Qumran, gli Esseni, le conoscenze segrete, il Principato di Seborga, l'Alchimia, il Priorato di Sion, i Superiori Sconosciuti, i Merovingi, e addirittura gli Stargate. Il tutto condito da qualche consiglio pratico sulla meditazione e la via verso la pace interiore. In sostanza, i Templari erano simili ai bonzi...
Voto: 2

Beniamino Ferrari
I Cavalieri del Tempio durante e dopo le crociate. Lontane origini, nascita, morte, resurrezione, misteri e simboli dell'Ordine del Tempio di Salomone (2 volumi)
Edizioni Saecula
Nella presentazione di questi due corposi volumi si legge che "l’autore ha affrontato lo spinoso tema della storia del Tempio a partire dalla sua posizione privilegiata di storico dilettante". Ciò gli avrebbe permesso di "esplorare ogni sentiero e ogni atmosfera che potesse portarlo al suo obiettivo, senza limiti o preclusioni, sulla via della conoscenza", riferendo di "documenti, miti, leggende, tradizioni, opinioni e suggestioni spesso contrastate o ignorate dagli storici di mestiere". Secondo il nostro giudizio, eventuali "posizioni privilegiate" non possono affatto derivare dalla condizione di storico dilettante, quanto dall'osservanza di metodologie di indagine basate su documenti e fatti concreti, unita ad una ferrea conoscenza della materia. Nel caso in questione, ci troviamo invece al cospetto di un'opera infarcita di congetture e suggestioni personali, spesso sfocianti in errori o connesse a temi affatto pertinenti all'argomento trattato. Gravemente lacunosa risulta, infatti, proprio la parte bibliografica riguardante i Templari. In poche parole, un lavoro che ambirebbe essere enciclopedico, con le sue 1760 pagine, tre quarti delle quali, ci sembra proprio il caso di dirlo, completamente inutili.
Voto: 4

Barbara Frale
La leggenda nera dei Templari
Laterza Editori
Con la competenza e la chiarezza che la distinguono, l'Autrice passa questa volta ad indagare la storia e l'evoluzione del mito secolare che avvolge i Cavalieri del Tempio, individuando le origini di quella che può definirsi la "leggenda postuma", i cui effetti si sono perpetuati sino ai nostri giorni, fornendo lo spunto per una massiccia produzione letteraria.
Voto: 9

Adriano Gaspani
Il Codice Astronomico dei Cavalieri Templari
Fonte di Connla
Dopo tanti anni di studi, pensavamo veramente di averle sentite tutte, ma questo libro va ben al di là di qualsiasi immaginazione. Un vero e proprio concentrato di fandonie, come raramente ci è capitato di leggere. A parte alcune autentiche assurdità (es: "Sappiamo che i Templari praticarono la Geomanzia..."), sentenziate come verità assolute senza nemmeno indicarne la fonte, il vero capolavoro di questo groviglio di fantasie è senza dubbio la parte in cui vengono esaminati alcuni sigilli dell'Ordine. Una girandola di inesattezze ed errori macroscopici, che indispettiscono anche il critico più paziente. Simboli cristiani scambiati per altro, interpretazioni arbitrarie prive di senso logico oltre che di supporto storico-documentale, nessuna nota di corredo al testo. Per non parlare della bibliografia copiata e incollata da Wikipedia. Ma ci faccia il piacere...
Voto: 2

Giuseppe Ligato
Fortezze crociate. La storia avventurosa dei grandi costruttori medievali, dai Templari ai Cavalieri Teutonici
Edizioni Terra Santa
Libro di facile lettura, nel quale, senza approfondire troppo la tematica, viene offerto un breve resoconto delle vicende riguardanti alcuni degli insediamenti fortificati costruiti dagli ordini militari, come Atlit, Belvoir e Montfort.
Voto: 7

Enzo Marcaccioli
Perugia. Frammenti di storia templare
Futura Edizioni
Studio non esaustivo sulla presenza templare a Perugia, per lo più dedicato al complesso di San Bevignate. Belle le illustrazioni, per nulla entusiasmante il testo.
Voto: 5

Floria Moscardi
Templari nelle Marche: luoghi da scoprire
Claudio Ciabochi Editore
Agile guida sugli insediamenti templari (veri e presunti) in territorio marchigiano. Apprezzabili le illustrazioni.
Voto: 6

Luigi Pentasuglia
I volti della Gioconda - Monna Tao. Le radici orientali del templarismo
Dopo le radici ebraiche, ecco le radici orientali del Tempio, individuate nel solco della tradizione taoista. L'Autore tenta infatti di sostenere che "a fronte delle sevizie subite, tra gli alti ranghi templari qualcuno finì per confessare la fonte dottrinale dell’Ordine: il Tao-tê-ching, il più importante testo taoista, noto ai nestoriani di Persia presenti in Cina fin dal VII secolo". Alla luce di tale affermazione, sembra abbastanza scontato rivolgere all'Autore il seguente quesito: come mai, allora, quando si dovette decidere se accettare o meno l'appoggio dei Mongoli, tra i quali vi erano numerosi nestoriani, i Templari si trovarono tra coloro i quali preferirono lasciar cadere la proposta di alleanza contro i saraceni?
Voto: 2

Gianfranco Pirodda / Elvio Sulas
I Cavalieri Templari nel Giudicato d'Arborea
S'Alvure
In passato, abbiamo sempre accolto con interesse i lavori di Gianfranco Pirodda, ma questa nuova uscita sembra non soddisfare pienamente le aspettative. Nonostante il titolo faccia pensare ad una ricerca focalizzata sul territorio arborense, nessuna novità degna di rilievo appare emergere rispetto alle notizie rese note sia da altri ricercatori, sia dallo stesso Autore, il quale, in taluni casi, devia dalla traccia principale per divagare su tematiche poco pertinenti. Alcune evidenti forzature, per nulla condivisibili, appaiono sostenute sulla base di semplici sillogismi.
Voto: 6

Anna Luisa Sanna / Raffaele Manca / Donatella Salvi
Santa Maria della Mercede a Norbello
Iskra
Breve saggio sulla nota chiesetta di Norbello, oggi intitolata alla Vergine della Mercede, ricco di spunti e di belle illustrazioni a colori riguardanti le iscrizioni e i graffiti presenti al suo interno. Come noto, la fascia epigrafica distribuita lungo i muri laterali interni rappresenta, senza dubbio, la più importante testimonianza, nel suo genere, attualmente conosciuta per il medioevo sardo. Un documento storico unico e di grande valore, che tuttavia non chiarisce ancora perché due personaggi tracciarono le loro formule sulle pareti della chiesa; domanda alla quale questo libro tenta di fornire risposta.
Voto: 7

AA. VV.
I Templari. Grandezza e caduta della 'Militia Christi' (a cura di Giancarlo Andenna, Cosimo Damiano Fonseca, Elisabetta Filippini)
Vita e Pensiero
Antologia comprendente venti saggi scritti da noti studiosi, tra cui Michel Balard, Cosimo Damiano Fonseca, Elena Bellomo, Kristjan Toomaspoeg, Franco Cardini, Giuseppe Ligato, Luigi Russo, Cristina Dondi, Luca Becchetti, Barbara Frale, Kaspar Elm, ed altri ancora. Nonostante l'ampio numero di autori, vi è da dire che non tutti i contributi presenti nell'opera appaiono meritevoli di nota. Alcuni risultano eccessivamente compressi, altri piuttosto generici e privi di un certo interesse. La ragione di ciò può essere individuata nel fatto che i testi in questione erano stati, molto probabilmente, approntati per comparire nel catalogo della mostra tenutasi a Genova nel 2014, volume che, contrariamente ai programmi, non è stato poi realizzato.
Voto: 7

AA. VV.
Presenze templari e gerosolimitane in Sardegna (a cura di Massimo Rassu)
Edizioni Condaghes
Selezione di studi sulla presenza degli ordini militari in territorio sardo, sotto la consueta supervisione di Massimo Rassu.
Voto: 8

AA. VV.
Commilitones Christi: Miscellanea di studi per il Centro Italiano di Documentazione sull'Ordine del Tempio (a cura di Sergio Sammarco)
Lisanti Editore
Bellissimo volume contenente otto eccellenti contributi di grandi specialisti della materia, come Helen J. Nicholson, Damien Carraz, Joan Fuguet Sans, Barbara Frale, Mariarosaria Salerno, Sonia Merli, Loredana Imperio e Cristian Guzzo, a celebrazione dei primi cinque anni di attività del Centro Italiano di Documentazione sull'Ordine del Tempio.
Voto: 10

AA. VV.
Atti del XXXIII Convegno di Ricerche Templari, a cura della LARTI
Penne e Papiri
Raccolta delle relazioni presentate al tradizionale convegno annuale organizzato dagli studiosi della LARTI, come sempre interessanti e di notevole livello storiografico.
Voto: 9

11 novembre 2016

Ruggero da Flor


di Enzo Valentini

Nei circa duecento anni di storia dell’Ordine del Tempio, numerose sono le figure che emergono per valore, morale o militare, oppure risaltano per la loro incapacità o mancanza di carattere. Difficile da definire, invece, è quella di Ruggero da Flor.

I detrattori non esitano a definirlo un avventuriero, uomo senza scrupoli, che con le sue azioni ha gettato discredito sull’intero Ordine, avvalorando così le accuse di avarizia e cupidigia formulate contro i Templari. C’è, però, chi vede in lui il vero spirito guerriero che aveva sempre contraddistinto il Tempio e che, negli ultimi anni si era andato sempre più affievolendo; quello stesso spirito che aveva sostenuto Ramon Saguardia, il precettore del Mas Deu, nel Rossiglione, contro le armate del re di Aragona. Il suo luogotenente e compagno d’avventure, il catalano Ramon Muntaner, ha raccontato nella “Cronaca catalana” la vita di Ruggero da Flor, tracciando il ritratto di un uomo di grande coraggio e di indole generosa, pronto a dividere i suoi guadagni con i compagni ed a pagare anticipatamente i suoi soldati. Ruggero nacque da una nobildonna di Brindisi e da un mastro falconiere di Federico II, che perse la vita nel 1268 durante la battaglia di Tagliacozzo. Come scrive Muntaner, «quando il piccolo Ruggero aveva circa otto anni accadde che un gentiluomo, frate converso dell’Ordine templare, chiamato frate Vassayl, nativo di Marsiglia, comandante di una nave del Tempio e buon marinaio, venne a passare l’inverno a Brindisi per stivare la propria nave e farla riarmare in Puglia».

Vassayl ebbe modo di conoscere Ruggero che abitava vicino al porto con la sua famiglia, caduta in disgrazia dopo la morte del falconiere. Fu così che, in deroga a quanto prescritto dalla Regola, chiese alla madre che gli affidasse il figlio per farlo entrare nell’Ordine del Tempio: la povertà familiare e la serietà del frate spinsero la nobildonna ad accettare la proposta, segnando per Ruggero la strada della sua fortuna e, quindi, della sua disgrazia. L’intelligenza, la buona volontà, e la grande capacità di apprendimento fecero del giovane un ottimo marinaio: a quindici anni era il migliore dei mozzi della flotta templare ed a venti, divenuto frate sergente, veniva considerato il più profondo conoscitore della marineria di quei tempi; per questo motivo gli venne affidato il comando della più bella e più moderna nave templare, il Falco o Falcone del Tempio. Fu con questa nave che si trovò a San Giovanni d’Acri nel 1291, all’epoca dell’assedio e della conseguente caduta della città. Durante l’evacuazione della popolazione civile, Ruggero si adoperò per trasportare, come racconta il suo biografo, «donne e ragazze, con grandi tesori, e molte persone per bene; le portò a Mont-Pélerin, e con tale viaggio realizzò enormi guadagni». Ruggero poi versò tutto il denaro ricavato nelle casse del Tempio ma i suoi nemici lo denunciarono presso il gran maestro, accusandolo di aver trattenuto per sé una grande parte di quanto incassato. Per sfuggire a Jacques de Molay, che voleva catturarlo, Ruggero portò il Falcone del Tempio a Marsiglia, per disarmarlo, quindi fuggì a Genova dove alcuni amici gli prestarono il denaro sufficiente per allestire una galera, l’Olivetta. Con questa nave Ruggero si recò a Messina per mettersi al servizio degli Aragonesi, acerrimi nemici di quegli Angioini che, combattendo Corradino a Tagliacozzo, avevano in qualche modo causato la morte del padre. Muore così il templare e nasce il pirata; non muore però la voglia di combattere una guerra giusta, anche se dietro pagamento.

Ruggero iniziò così un lungo periodo di pirateria nel Mediterraneo, durante il quale non mancarono da azioni navali di grande importanza, come la liberazione di Messina assediata dalla flotta angioina di Ruggero Lauria. La Guerra del Vespro, però terminò nel 1302, con la pace di Caltabellotta, con la quale gli Angioini e gli Aragonesi si divisero l’ex regno svevo: ai primi andò Napoli e l’Italia meridionale, ai secondi rimase la Sicilia. Un nuovo signore da servire fu trovato nell’imperatore Andronico II Paleologo, in guerra contro i Turchi; Ruggero tornava così a combattere gli infedeli, come ai vecchi tempi. Memore delle esperienze militari del Tempio, organizzò un suo esercito personale, fedele, ben pagato, disciplinato e soprattutto altamente addestrato.

Nasceva così la prima compagnia di ventura, la Compagnia Catalana, formata da soldati della Linguadoca, di Navarra, di Castiglia, di Aragona e Catalogna, questi ultimi meglio conosciuti come “almogaveri”. Un altro cronista catalano dell’epoca, Bernat Desclot, così li descriveva: «Sono uomini che vivono di venture guerresche, fuor dell’abitato, sempre pei monti e pei boschi; battonsi dì e notte coi Saraceni, s’addentrano arditi per le loro terre una o due giornate, bottinando e strappando loro schiavi e robe e quanto possono avere, così campano; menano vita aspra e tanto dura che altri uomini non potriano soffrire, passando talvolta due giorni senza mangiare, se faccia d’uopo, e cibandosi di erbe selvatiche senza averne molestia. E gli “adalili” (le guide), che sono loro condottieri, sono pratici dei paesi e dei sentieri. Vestono soltanto un giubbone o una camicia, sia state, sia verno; alle gambe cingono calzari di cuoio strettissimi, uose di cuoio al piede; ed hanno buona lama pendente, forte cintura stretta alla vita. E hanno tutti una lancia e due giavellotti e uno zaino di cuoio dove serbano il cibo; sono poi fortissimi e assai spediti a correre e inquietare il nemico». La Compagnia Catalana iniziò subito con una azione poco valorosa, ossia con il massacro dei Genovesi di Costantinopoli, cosa che però fece grande piacere all’imperatore, stanco della loro egemonia commerciale; i mercenari passarono poi in Asia Minore per combattere contro i Selgiuchidi, che vennero sconfitti ad Aulax; a questa prima vittoria ne seguirono altre, inframmezzate da scorrerie ed incursioni, successi che alzarono sempre più le quotazioni di Ruggero: nominato inizialmente “megaduca” dell’impero, divenne in seguito “cesare”, titolo di competenza imperiale, fino ad arrivare a sposare Maria, principessa dei Bulgari e nipote dello stesso imperatore.

Ma questa fortuna, troppa ed improvvisa, in una corte così corrotta ed infida come quella bizantina, fece nascere gelosia ed invidia, specialmente in Michele Paleologo, figlio dell’imperatore. Il principe ereditario, temendo per la sua successione al trono e stanco dello strapotere di Ruggero, lo invitò ad un banchetto organizzato ad Adrianopoli: durante il festino Giorgio, guardia personale di Michele, prese alle spalle Ruggero e lo colpì ripetutamente a morte. Era il 1305.

Moriva così, per tradimento, un uomo discusso e discutibile, un uomo che aveva servito fedelmente l’ideale del Tempio e da questo (o dai suoi uomini) era stato tradito, un uomo che, addestrato a combattere, aveva fatto del combattimento la sua ragione di vita ma, trasformato il suo ideale nella ricerca del potere, ne aveva anche subito la naturale conseguenza.

8 ottobre 2016

Festività templari



Festività da celebrare e giorni in cui occorre osservare il digiuno
74. I fratelli del Tempio, presenti e futuri, sappiano che devono digiunare alla vigilia delle feste dei dodici apostoli. Ovvero: SS. Pietro e Paolo; S. Andrea; SS. Giacomo e Filippo; S. Tommaso; S. Bartolomeo; SS. Giuda e Simone; S. Giacomo; S. Matteo. La vigilia di S. Giovanni Battista; la vigilia dell’Ascensione e i due giorni che precedono le rogazioni; la vigilia di Pentecoste; le Quattro Tempora; la vigilia di S. Lorenzo; la vigilia dell’Assunzione di Nostra Signora; la vigilia di Ognissanti; la vigilia dell’Epifania. Nei giorni citati occorrerà osservare il digiuno secondo i comandamenti stabiliti da papa Innocenzo nel concilio che si è tenuto a Pisa. E se qualcuna delle feste menzionate cade di lunedì, si digiunerà il sabato precedente. Se la natività di Nostro Signore cade di venerdì i fratelli mangeranno ugualmente la carne per onorare la festa. Ma digiuneranno per la festa di S. Marco per le litanie stabilite dalla Chiesa di Roma a beneficio degli agonizzanti. Tuttavia non digiuneranno se tale festa cade durante l’ottava di Pasqua.
Festività che devono essere osservate nella casa del Tempio
75. La natività di Nostro Signore; la festa di S. Stefano; di S. Giovanni evangelista; SS. Innocenti martiri; l’ottavo giorno dopo Natale, che è Capodanno; l’Epifania; la Candelora; S. Mattia apostolo; l’Annunciazione di Nostra Signora in marzo; Pasqua e i tre giorni successivi; S. Giorgio; SS. Filippo e Giacomo apostoli; il ritrovamento della Santa Croce; l’Ascensione di Nostro Signore; la Pentecoste e i due giorni successivi; S. Giovanni Battista; SS. Pietro e Paolo apostoli; S. Maria Maddalena; S. Giacomo apostolo; S. Lorenzo; l’Assunzione di Nostra Signora; la natività di Nostra Signora; l’esaltazione della Santa Croce; S. Matteo apostolo; S. Michele; SS. Simone e Giuda; festa di Ognissanti; S. Martino d’inverno; S. Caterina d’inverno; S. Andrea; S. Nicolò d’inverno; S. Tommaso Apostolo.
76. Nessuna delle altre feste sia affatto osservata nella casa del Tempio. Vi esortiamo inoltre ad attenervi rigorosamente a questa norma: tutti i fratelli del Tempio digiuneranno dalla domenica che precede S. Martino fino alla Natività di Nostro Signore, a meno che non ne siano impediti da qualche infermità. E se la festa di S. Martino cade di domenica, i fratelli faranno a meno della carne la domenica precedente.

3 settembre 2016

XXXIV Convegno di Ricerche Templari



Anna Maria Caroti
"Templari e Giovanniti a Nizza Monferrato. La Commenda di San Bartolomeo nella documentazione archivistica"

Loredana Imperio
"Due controversi maestri del Tempio: Philippe de Nablus e Odon de Saint-Amand"

Giampiero Bagni
"Lo scavo archeologico di Santa Maria del Tempio a Bologna: primi risultati"

Fernando Lanzi
"I santi e i Templari: la devozione nell'Ordine del Tempio"

Vito Ricci
"Presenza templare in Dalmazia"

Sergio Sammarco
"Un documento cistercense riguardante i Templari portoghesi"

Fabio Serafini
"La bolla papale Dura nimis est"

24 giugno 2016

I luoghi dell'Ordine del Tempio in Italia



Enzo Valentini

I Templari
I luoghi dell'Ordine del Tempio in Italia

Mattioli 1885



20 maggio 2016

Confutazione del Libro del Battesimo di Fuoco


di Marco Moretti
(www.paxpleroma.it)

Un singolare falso di origine massonica, presentato come Regola Segreta dei Cavalieri Templari, circola da qualche secolo. E' noto come Libro del Battesimo di Fuoco o Regola Segreta; il titolo completo è Il Libro del Battesimo di Fuoco o riguardo gli Statuti segreti redatti per i Fratelli dal Maestro Roncelinus. Incredibile a dirsi, qualcuno lo ha anche preso sul serio. Lo stesso Runciman, ottimo autore, sembra che l'abbia ritenuto autentico e che abbia pubblicato un libro sull'argomento. Questo a dispetto delle gravi inconsistenze che la Regola in questione contiene.
Il testo fu ritrovato negli archivi del Vaticano verso la fine del XVIII secolo da Friederich Münter, il vescovo cattolico di Copenhaghen (alcuni riportano nel 1780, altri nel 1794). In quell'epoca la Massoneria fioriva, e documenti di questo tipo venivano chissà come alla luce un po' dovunque. La Regola non mi è nota nella versione originale in latino, ma soltanto in alcune sue traduzioni reperibili in rete, compilate in inglese, in francese moderno e in castigliano. Tuttavia, va notato che queste diverse versioni sono congruenti: in alcuni casi saltano all'occhio grossolani errori di trascrizione che fanno pensare ad un'unica fonte.
Il Libro del Battesimo di Fuoco sarebbe opera di Matthieu de Tramlay e di Robert de Samfort, Procuratore del Tempio in Inghilterra. Secondo quanti lo reputano autentico, dovrebbe risalire al XIII secolo. E' diviso in due parti, una formata da 31 articoli e l'altra da 20. La prima parte è la Regola dei Fratelli Eletti (firmata Matthieu de Tramlay), datata 1205, mentre la seconda è la Regola dei Fratelli Consolati (firmata Robert de Samfort), datata 1240.
Cominciamo ad analizzare il titolo dell'opera. Chi è il Maestro Roncelinus? Il nome è una latinizzazione di Roncelin de Fos. Questo personaggio vive una vita spettrale nel fantomatico cosmo della Disinformazione. Scarse le sue attestazioni in documenti autentici dell'epoca, è poco più di un nome, un capro espiatorio che vegeta rivestito di pixel negli antri cyberspaziali. Mentre è arduo trovare notizie di questo nobile negli archivi, è oltremodo facile imbattersi in una sua menzione in un qualsiasi sito misteriologico.
Secondo la versione più comune, questo Roncelin sarebbe stato testimone degli orrori della crociata di Simon de Montfort, in particolare al massacro di Béziers e alla battaglia di Muret, e avrebbe quindi maturato la convinzione che ad avere la Verità non fosse la Chiesa di Roma, ma la Chiesa Catara. Avrebbe allora cominciato ad importare nell'Ordine Templare gli insegnamenti dei Buoni Uomini. Quest'ipotesi sarebbe tra l'altro difficile da sostenere, dato che anche se si reputasse genuina la Regola degli Eletti, questa sarebbe stata redatta qualche anno prima del bando stesso della nefasta crociata. Siccome sembra che Roncelin de Fos sia nato nel 1198, così quando Montfort cominciò la guerra avrebbe dovuto avere undici anni! 
Dato che molti reputano il documento come la prova del nesso tra Templari e Catari, è necessario passarlo al vaglio. Evidenziamo i punti più contraddittori della Regola degli Eletti.
L'articolo 10 afferma: "Saranno esclusi rigorosamente i discendenti di Arefasto, servitore del Duca di Normandia Riccardo II, che, per suo tradimento, ha causato il martirio di Stefano e di Lisoio a Orléans: chierici o laici, che essi siano esclusi dalla Fratellanza degli Eletti fino alla settima generazione".
I fatti ai quali allude l'articolo 10 sono avvenuti nel XI secolo. Per saperne di più si rimanda all'articolo "Lo strano caso dei Canonici di Orléans". Orbene, se ammettessimo per vero questo testo, dovremmo dedurre che tra i Templari sopravviveva proprio la setta dualista di Stefano di Orléans. Purtuttavia ci sarebbe da chiedersi come mai la Regola non escludesse anche i discendenti del Duca di Normandia e del Re Roberto il Pio che aveva materialmente ordinato il martirio dei Protocatari in questione. Sarebbe anche interessante capire come mai di tutti gli assassini macchiatisi dell'uccisione di Buoni Uomini, soltanto questi meritassero l'interdetto. Visto che il pronipote di un compagno di Ugo di Payns ha perseguitato con ferocia i Catari di Reims nel XII secolo, sembra come minimo profilarsi una certa incoerenza.
L'articolo 11 afferma: "Rituale di ricevimento degli Eletti: giuramento di custodire il segreto dell'Ordine, la minima indiscrezione sarà punita con la morte. L'Iniziatore bacerà successivamente il neofita sulla bocca, per trasmettergli il soffio, sul plesso sacro, che comanda la forza creatrice, sull'ombelico, e infine sul membro virile, immagine del principio creatore maschile".  
Tutto ciò è incompatibile con il Catarismo, che reputa ogni giuramento malvagio, e che identifica nel principio creatore della sessualità il Male Assoluto. Già Stefano di Orléans e Lisoio vedevano nella carne e nella sua generazione la radice dell'universo di Satana, quindi se ammettiamo per vera la Regola, dobbiamo ammetterne anche l'insostanzialità.
Gli articoli 12 e 13 sono di stampo docetista: si afferma che Cristo non è nato, né morto né resuscitato, e si prescrive il calpestamento della croce. Eppure l'articolo 14 definisce Cristo "Figlio di Maria" in netto contrasto con il dogma cataro. Dio viene definito Creatore. Inoltre si afferma: "Noi pieghiamo le ginocchia davanti al Padre di Tutto, dal quale viene la paternità del Cielo e della Terra". Sembra una riedizione del Simbolo di Nicea, che definisce Dio creatore del Cielo e della Terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Il Catarismo invece afferma che Dio creò le cose visibili al cuore e invisibili agli occhi.
L'articolo 22 afferma: "E' inutile digiunare. Il Templare è esentato dalla quaresima e dagli altri digiuni, ma deve stare attento a non scandalizzare altre persone. Tutto è puro per i puri. Mangiate la carne e ringraziate Dio che vi dona l'abbondanza".
In questo passo della Regola si rilevano forti influenze del Libero Spirito a proposito del consumo di carne: inutile far notare che tale impostazione è assolutamente incompatibile con il Catarismo. Come si può vedere, queste prescrizioni ricalcano come se fossero fotocopie le dottrine di Amalrico di Bène, quando affermano che tutto è puro per i Puri. Quanto diversa è l'impostazione ideologica rispetto a quanto affermavano i Buoni Uomini! Se per i Catari è inutile che un semplice credente digiuni, per chi ha ricevuto il Consolamentum l'astinenza dalla carne vale sette giorni su sette. Inoltre la dottrina catara afferma che è inutile pregare o ringraziare il Vero Dio per l'abbondanza terrena, perché è Satana che genera il cibo per nutrire il corpo degli uomini.
L'articolo 24 menziona ancora Stefano di Orléans e Lisoio: "Se voi passate da Orléans, andate piamente verso le mura della città dove i gloriosi martiri della Scienza Divina, Stefano e Lisoio, assieme ad altri dieci figli dei nostri Padri, sono stati cremati su ordine del Re, Roberto il Pio, e dei vescovi".
Quegli stessi Protocatari condannavano il consumo di carne. La loro Scienza Divina era la stessa identica predicata e messa in pratica dai Catari di Reims, non si vede cosa potesse distinguerli.
L'articolo 25 cita Tertulliano, che condannava Marcione e ironizzava raccomandandogli di lasciarsi morire di fame per curare il suo orrore verso il mondo materiale. "Noi laici, non siamo noi stessi dei preti?" Ma per i Catari è il Battesimo di Spirito che fa il Cristiano, mentre il credente è sotto il potere di Satana. Non si capisce perché questi Templari Eletti, se la loro fede fosse davvero stata catara, avrebbero citato Tertulliano, nemico della Conoscenza del Bene, e negato la struttura stessa di ogni società dualista.
L'articolo 28 parla dei libri che la Biblioteca del Tempio deve possedere, citando tra questi gli scritti di Amalrico di Bène, a conferma del già citato articolo 22, e le ritiene "tesori di saggezza". Nessun Buon Uomo avrebbe questa opinione di una qualsiasi opera panteista.
Passiamo alla Regola dei Consolati.
L'articolo 5 dice: "Voi che siete il vero Tempio di Dio, costruito sulle fondamenta della saggezza e della Santità antiche, sappiate che Dio non fa alcuna differenza tra le persone: Cristiani, Saraceni, Giudei, Greci, Romani, Franchi e Bulgari, perché ogni uomo che prega Dio è salvo".
Il Catarismo afferma il contrario: esiste Salvezza solo nella Chiesa di Dio tramite il Consolamentum. Solo i Catari sono salvi, mentre gli altri o sono demoni (dannati in eterno) o sono esseri umani privi della Conoscenza del Bene (che quindi trasmigreranno finché non rinasceranno Catari). Solo i Buoni Uomini possono recitare il Pater, mentre i non consolati e i cattolici che lo fanno sono in peccato mortale.
Per l'articolo 7, "A voi che siete Santi, tutto è permesso. Nonostante ciò, non dovete abusare di questa licenza".
Questa è ancora una volta dottrina del Libero Spirito, non Catarismo. Un Buon Uomo perde il Consolamentum se rompe un uovo, se si masturba o se ingerisce anche una minima particella di carne. Invece un Templare Consolato sembra che possa abbandonarsi ai piaceri carnali essendo immune dal peccato, proprio come affermava Amalrico di Bène.
L'articolo 8 dice che "Ci sono Consolati in ogni parte del mondo", e cita tra questi "i Buoni Uomini di Tolosa, i Poveri di Lione, gli Albigesi, quelli di Verona e di Bergamo, i Bajolesi di Galizia e di Toscana, i Begardi e i Bulgari". Inoltre sostiene che "Là dove costruirete grandi edifici, fate i segni di riconoscimento e troverete molte persone istruite da Dio e dalla Grande Arte".
Costruttori, segni di riconoscimento, Grande Arte, siamo in pieno dominio massonico. Sorvoliamo pure sul fatto che Valdesi e Fratelli del Libero Spirito non sono affatto Consolati e le loro dottrine non equivalgono affatto a quella dei Buoni Uomini.
Il rituale del Consolamentum descritto nell'articolo 13 è molto fantasioso e non ha nulla di cataro. Si prescrive la recita di un'antifona tratta dal Deuteronomio, che notoriamente era ritenuto dai Buoni Uomini un testo diabolico. Il giuramento di silenzio, obbedienza e fedeltà è pur sempre un giuramento, e in questa forma non avrebbe mai potuto essere pronunciato.
Articoli 14, 15 e 16: "La prima preghiera è quella di Mosè: Magnificetur, fortitudo Domini..., seguita dalle parole: Dixit que Dominus vivo ego et implebitur gloria Domini universa terra. Quindi il Precettore tagli un pelo della barba, dei capelli e l'unghia dell'indice destro del neofita, dicendo: Servi Dio, e soffrirai più nel tuo cuore che nel tuo corpo in segno dell'Alleanza di Dio con lo Spirito dell'uomo".
Per i Catari, Mosè era un demone. Il concetto di Alleanza implica un patto tra forze tra loro incompatibili perché di diversa origine. In questo senso si parla dell'Alleanza tra un popolo della terra e il Dio Straniero (Iehova Satanas).
Naturalmente non poteva mancare qualche menzione di Baphomet. "La terza preghiera detta di Baphomet è quella di apertura del Corano, che porta il nome di Fatiha". L'ipotesi sposata dall'autore del manoscritto è quella che identifica Baphomet con Maometto. Allora come mai si usa la forma alterata del suo nome mentre si riporta correttamente la parola araba Fatiha?
L'articolo 18 afferma in buona sostanza il Principio della Convergenza delle Fonti Dottrinali, su cui si fonda l'esoterismo massonico: "Il neofita è condotto agli archivi dove gli si insegna la Scienza Divina, di Dio, di Gesù Bambino, del vero Baphomet, della Nuova Babilonia, della natura delle cose, della Via Eterna della Grande Filosofia, Abrax(as) e i talismani".
Curioso è l'articolo 19, che parla esplicitamante dell'Alchimia: "E' proibito nelle case in cui tutti i Fratelli non sono Consolati o Eletti di lavorare certi materiali mediante la Scienza Filosofica, e dunque di trasformare i metalli vili in oro e in argento".
Sembra davvero poco credibile che i Cavalieri del Tempio fossero interessati alla fantomatica Pietra Filosofale: l'idea di Templari alchimisti sembra molto più consona all'immaginario del XVIII secolo.
Il testo della Regola è intessuto su anacronismi, incoerenze e luoghi comuni vetusti. Ha in altre parole tutte le caratteristiche di un falso storico di bassa qualità.