13 gennaio 2013

Intervista a Barbara Frale


Dottoressa Frale, iniziamo questa intervista chiedendole quando e come è nato il suo interesse verso i Templari.
Era l’autunno del 1995, frequentavo allora il secondo anno della specializzazione in paleografia, diplomatica ed archivistica della Scuola Vaticana. Facevo esercitazione sui registri dei papi per preparare l’esame di diplomatica pontificia. Ricordo che mi capitò un registro di papa Benedetto XII che regnò a metà Trecento; solo che dentro erano state cucite alcune carte diverse anche a prima vista. M’incuriosirono, le esaminai a fondo. Mi accorsi che erano atti originali del processo contro i Templari e dunque appartenevano al pontificato di un papa vissuto prima, il guascone Clemente V. Soprattutto, mi resi conto che quello stralcio del processo era ancora inedito. Non troppo strano, in fondo, se era finito laddove non avrebbe dovuto trovarsi.

Quali sono, a suo giudizio, gli errori più frequenti a proposito dei Templari?
Sui Templari si è costruita nel tempo una vera mitologia. C’è un’immagine che è favola dall’inizio alla fine e li vuole custodi di qualunque segreto mistico possibile nella storia del genere umano. Non è una malattia moderna: ai primi dell’Ottocento, in Parigi, un sedicente medico disse d’aver trovato una specie di vangelo occulto che poneva in relazione i Templari con luoghi ed eventi di millenni prima, i Faraoni d’Egitto, Hiram e Salomone, i sacerdoti ebrei del Secondo Tempio e poi i vescovi cristiani di Gerusalemme, tutti compatti e alleati nel tramandarsi d’amore e d’accordo un astruso segreto come una specie di segno del comando. Sarebbe bello se la storia umana si fosse davvero svolta così; stà di fatto, invece, che i faraoni massacrarono gli ebrei, e così pure lo fecero i cristiani. Curioso poi che i Templari non siano riusciti ad evitare la distruzione del loro ordine, se davvero possedevano poteri così arcani. Ma quando parliamo di mito non dobbiamo andare troppo per il sottile. Chi crede alle allucinazioni di uno Charpentier o di Dan Brown è perché ci vuole credere, e lo fa ad occhi chiusi. Se trovasse scritto da qualche parte che i primi Templari erano extraterrestri, crederebbe volentieri anche quello.

Per quale motivo i Templari attirano così tanto?
Proprio a causa della mitologia di cui dicevo prima. Gli Ospitalieri si fecero massacrare anche loro dai saraceni, non erano poi tanto diversi dai Templari. Però non vennero messi sotto accusa per eresia (Filippo il Bello ce l’aveva in programma, non gli riuscì), non furono travolti da una valanga di infamia ben studiata a tavolino. Dunque, nessun mistero. E nessun interesse da parte della modernità, eccezion fatta ovviamente per gli storici di mestiere.

Molti parlano di una presunta eresia templare, mentre altri si affannano nel voler dimostrare ad ogni costo un'immaginaria “sapienzialità”. Lei cosa ne pensa?
I Templari erano tanti, in certi periodi anche diecimila persone. Erano gente che veniva da un certo ambiente e ne portava i caratteri; per esempio, i nobili della Linguadoca, che erano tutti collusi con le dottrine catare, avevano senza dubbio simpatia verso quelle dottrine, ciò però non vuol dire che praticassero uno stile di vita come quello degli eretici. In generale, si tratta di uomini di guerra uguali ai loro fratelli laici che governano su un feudo: sono analfabeti, sanno maneggiar bene le armi e giudicano la cultura una cosa inferiore, adatta ai preti o ai vili mercanti. Ignoranti e fieri di esserlo, altro che sapienzialità! Nel mezzo, esisteva pure qualche spirito rarefatto che componeva poesie e sapeva far bene di conto. Abbiamo ad esempio notizia di un poema epico scritto da un templare, di cui però non ci è giunta purtroppo neppure una riga.

Chi erano i Templari e come definirli in maniera corretta?
Crociati a vita, per devozione e convinzione.

Ritiene che, a questo punto, sia stato detto tutto sui Templari? O meglio, pensa che se ne sappia ormai abbastanza per poter tratteggiare un ritratto sostanziale dell'Ordine?
Conosciamo benissimo il profilo dell’Ordine e anche la sua storia, come pure il carattere di molti suoi personaggi famosi. Ma quante cose ancora ci restano da scoprire! Dobbiamo anche tener conto del fatto che tanti documenti inediti potrebbero ancora venir fuori da posti impensabili.

Sulla possibilità che la Sindone fosse rimasta, per un certo tempo, in mano all'Ordine, è stato da lei scritto un libro che ha finito per suscitare una serie di polemiche. Secondo il nostro parere, sarebbe stato più opportuno che il dibattito inerente alle tesi esposte in quest'opera fosse rimasto circoscritto ai soli esperti della materia templare. Ci ha invece enormemente sorpreso dover registrare interventi da parte di studiosi che nulla hanno a che vedere con questa tematica, che peraltro richiede una conoscenza a dir poco specialistica. L'inconsueto schieramento di forze contrapposto a questo suo lavoro ci ha invero infastidito, così come l'operazione di far uscire, sulla polemica scaturita, un libro di cui non si avvertiva certo l'esigenza.
Ha sorpreso anche me, specie lo schieramento massiccio dell’ateneo di Torino: Sergio Luzzatto, Massimo Vallerani, Andrea Nicolotti, Bruno Barberis, Giuseppe Ghiberti, tutti docenti dell’Università di Torino. Un collega mi prendeva in giro dicendomi: ma faranno Consigli di facoltà per studiare il modo di attaccare la Frale? Per conto mio, sarebbe stato più opportuno investire tante energie per studiare i Savoia nel medioevo o un altro tema di storia antica. Poco dopo l’uscita del libro polemico di Nicolotti, Emanuela Marinelli ha scritto un articolo nel quale mette in evidenza come l’autore ha grossi problemi con la storia: attribuisce, infatti, all’imperatore Federico II un viaggio a Nicea che non fece mai in vita sua, scambia per monete romane certi conii bizantini che sono più tardi di oltre settecento anni, sostiene che Gesù salì sul Golgota portando sulle spalle il mantello di porpora (in realtà, gli è stato tolto molto prima), e così via dicendo. Dopo l’uscita di questo articolo, diffuso ovunque sul web, ho preferito non replicare. Certo, però mi sembra singolare che Nicolotti sia docente nell’ateneo di Torino: è lo stesso posto dove fino a pochi anni fa insegnavano Giovanni Tabacco e Rinaldo Comba, e ancor oggi vi sono studiosi illustri come Enrico Artifoni e Giuseppe Sergi. Sarà soltanto la mia opinione personale, ma lo vedo molto mal assortito con loro.

Come giudica l'attuale situazione degli studi sul Tempio in Italia?
In crescita, con esiti interessanti.

Guardando indietro e considerando i risultati ottenuti, cosa rivedrebbe di quanto scritto in tutti questi anni di ricerche e di studi?
Ma tutto, ovviamente! Nel senso che ogni nuovo documento, ogni nuovo studio rivela angolazioni differenti di uno stesso evento, che ci dovrebbero spingere a ricalibrare il discorso. Non riscriverlo daccapo, certo, ma levigare molte affermazioni e precisare il tiro.

Per concludere, ci regalerà ancora qualche opera sui Templari?
Mi piacerebbe indagare a fondo la personalità di Filippo il Bello, uomo d’intelligenza machiavellica e non così aggressivo e truce come appare, se uno guarda solo le carte del processo ai Templari. Che cosa lo determinò a perseguitare l’Ordine, mentre da giovane aveva riportato ai Templari le casse del Tesoro reale quando suo padre Filippo III gliele aveva tolte? Perché propose segretamente a Jacques de Molay di fuggire di prigione subito dopo l’arresto, mettendosi dunque in salvo? Quali erano le ragioni private, personali, della sua guerra contro l’Ordine? Ciò che posso dire per ora, in base ai materiali raccolti, è questo: il nemico numero uno dei Templari non era affatto un bellimbusto sciocco né un fantoccio nelle mani dei suoi ministri, e i Templari del 1307 scontavano colpe effettive (ahimè, anche gravi) compiute dai loro predecessori di una generazione prima.

Allora, non ci resta che ringraziare la dottoressa Barbara Frale...
Grazie a voi per l’attenzione che dedicate ai miei studi.