18 maggio 2013

La chiesa templare di S. Maria in Aventino


di Enzo Valentini

L'indiscutibile importanza politica e religiosa di Roma, in modo particolare nel Medioevo, non poteva non essere tenuta in considerazione da abili diplomatici e fedeli cristiani quali i Templari. L'Ordine del Tempio, infatti, aveva stabilito la sede del gran precettore per l'Italia, regione che comprendeva il nord ed il centro della penisola [1], proprio nella Città Eterna. Il gran precettore, oltre ad avere compiti di rilievo all'interno dell'Ordine, ricopriva anche incarichi presso la corte pontificia, come Uguccione da Vercelli che svolse mansioni di cameriere (cubicularius) per papa Bonifacio VIII. L'importanza del compito di cameriere papale si rileva dal fatto che chi ricopriva questa carica aveva diritto ad una camera al Palazzo Lateranense (allora sede del pontefice), vicina al Sancta Sanctorum [2]. La precettoria romana era quindi la più importante della Penisola, "sebbene alcuni storici siano più propensi a considerare di maggiore importanza il complesso templare di Bologna, dove si svolsero numerosi capitoli italiani" [3].
La prima notizia della presenza dell'Ordine a Roma ci viene fornita da Goffredo da Chiaravalle, il quale, nella sua biografia di S. Bernardo [4], parlando del soggiorno romano del Santo, fa riferimento ad una nuova casa che i Templari avevano in questa città alla data del giugno 1138; la casa era addirittura posta sotto la speciale protezione di S. Bernardo stesso [5], il quale potrebbe anche avervi alloggiato [6].
Il brano ha dato luogo a varie teorie circa l'identificazione della domus: secondo Fulvio Bramato "può voler significare che i Templari prima del 1138 avessero avuto a Roma un'altra domus [7], aggiungendo poi come "possano essere due i periodi più probabili durante i quali i Templari ebbero la loro prima fondazione romana: l'autunno-inverno del 1127... ed il settembre 1133" [8]. Fu in occasione di questa visita che il futuro Santo lasciò in dono una sua tunica ai Templari romani, che probabilmente l'avranno venerata come oggetto prezioso, quasi come reliquia [9]. Qualche decennio più tardi, l'11 febbraio 1160, viene nominato, tra i presenti al concilio di Parma per la conferma dell'incoronazione dell'antipapa Vittore IV, anche il "Magister Fratrum Templi Hierosolimitani de Monte Aventino" [10].
Nel secolo successivo si hanno vari documenti di carattere amministrativo che riguardano questa precettoria. Il 1° gennaio del 1203 Alibrandino Malpigli e Glando, cittadini lucchesi, ottengono a Roma un prestito di cinquanta libbre da "d.no fratre Alibrando magistro domus militie templi, et a Bruno preceptore, et Cobto yconomo ejusdem domus" [11], con la promessa di restituire la somma alla successiva festa di Pasqua al maestro della casa templare di Lucca. Nel 1224 viene locata una vigna al maestro, al precettore ed agli altri frati [12]; nel 1237, invece, il precettore dà in locazione una casa [13]. Secondo l'Armellini questa casa era di pertinenza della chiesa di Santa Maria in Julia [14], che a suo dire apparteneva ai Templari; il rettore di tale chiesa, prete Buonomo, infatti, "non diede in enfiteusi certa casa della medesima [chiesa] se non d'ordine del priore precettore di Santa Maria in Aventino; e forse i Templari vi avevano residenza e abitazione, trovandosi nel 1290 mentovata una casa ivi contigua, dove i frati di Santa Maria in Giulia già solevano mangiare" [15].

Nel 1259 si ha l'atto più conosciuto della vita di Santa Maria in Aventino [16]. In quell'anno i Templari, nella persona di fra Pietro Fernando, allora "magister Domus Militiae Templi in Italia", cedono i possedimenti che hanno nella Marittima al vice cancelliere della Chiesa Giordano Pironti [17], ottenendone in cambio la tenuta di Tor Pagnotta [18]. I beni permutati riguardano, oltre ad appezzamenti agricoli, anche la rocca di San Felice Circeo [19] e l'enfiteusi che i Templari hanno sulla chiesetta di S. Maria della Sorresca [20], nei pressi dell'odierno lago di Paola (Sabaudia); resta esclusa da questa transazione una piccola casa, situata a Terracina [21] in contrada Posterula, che il precettore terrà per le necessità dell'Ordine. Dalla lettura del documento si evince che i Templari motivarono tale scambio col fatto che la custodia e la conservazione di San Felice erano divenute troppo dispendiose [22]. Inoltre il possedimento di Tor Pagnotta procurava ai cavalieri, proprio come essi desideravano, un ottimo luogo di controllo (forse delle vie che dal sud conducevano a Roma) ed un notevole miglioramento [23] probabilmente perché la nuova tenuta confinava con altre proprietà templari [24] che, per l'ampliamento e l'omogeneità, aumentarono il proprio valore e la facilità di lavorazione.
Durante il processo intentato ai Templari nello Stato del papa e negli Abruzzi, alcuni testimoni citano a vario titolo la precettoria romana [25]:
- il presbitero Guglielmo da Verduno, ricordando il suo ingresso nell'Ordine avvenuto in Santa Maria, disse che due confratelli lo obbligarono a negare Cristo [26] ed a calpestare il crocefisso [27], cosa che egli, per paura, fece;
- il frate servente Pietro Valentini, anch'egli ammesso a Roma tra il 1277 ed il 1280, affermò di aver adorato e visto adorare da altri fratelli un idolo, o testa di legno, in tre luoghi, tra cui Santa Maria in Aventino [28]; confermò anche che nella precettoria romana fece e vide fare elemosine, ma non crede che ci fosse una ospitalità organizzata [29];
- il frate servente Vivolo de Villa Sancti Justini disse che in Santa Maria venivano fatte delle elemosine e che ogni giorno veniva dato da mangiare a tre poveri [30]; contrariamente al precedente testimone, però, dichiarò che in questa precettoria, ed in altre, veniva data ospitalità a molti poveri [31].
Durante il processo intentato ai Templari in Toscana [32], viene citato il precettore della balìa di Roma, fra Gerardo. Il testimone Jacopo da Pigazzano, il 24 ottobre del 1312 [33] riferì di aver sentito dire da altri Templari che questo precettore si sarebbe unito, con altri confratelli, per sputare, orinare e calpestare la croce [34].

Nel 1312 l'Ordine del Tempio venne sciolto e nello stesso anno, con la bolla "Ad providam Christi Vicarii", tutti i beni dei Templari, e quindi anche Santa Maria, furono trasferiti ai cavalieri di San Giovanni (oggi cavalieri di Malta). Grazie ad un inventario giovannita del 1339 [35], siamo in grado di conoscere l'entità del patrimonio immobiliare di pertinenza della chiesa di Santa Maria in Aventino. Dei beni in esso elencati non si ha per tutti la documentazione della loro appartenenza ai Templari prima di quella data. Il Silvestrelli, nel suo attento studio sui Templari nel Lazio, accenna in una nota: "Tutti questi beni [e ne stila un elenco] non figurano, né avrebbero ragione di figurare negli atti processuali. Ma la loro stessa vicinanza a Santa Maria dell'Aventino mostra all'evidenza che pervennero all'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme dai Templari" [36].
A nostro parere si può essere quasi certi che questi beni provenissero dai Templari e che, se una stima deve essere fatta, questa non può essere che per difetto; si potrebbe infatti supporre l'esistenza di altre proprietà ex templari di Santa Maria, vendute dagli ospitalieri per far fronte alla disastrosa situazione finanziaria in cui versavano a quei tempi le casse dell'Ordine di San Giovanni [37]. Inoltre gli ospitalieri, da qualche anno in possesso del patrimonio ex templare, nella paura di un ripensamento da parte del papa, mantenevano due contabilità separate: una riguardante i beni ex templari, l'altra i beni dell'Ospedale stesso.
Nell'inventario citato, oltre a vari appezzamenti agricoli coltivati a vigna o seminativi, figurano le tre grandi tenute agricole, che sappiamo per certo essere appartenute ai Templari e poi ai giovanniti [38], di Tor Pagnotta, Sant'Eramo e San Migrano, illustrati già in un nostro precedente intervento [39].
Sono elencati, inoltre:
- alcuni censi a San Lorenzo fuori le Mura ed alle Tre Fontane (Sant'Anastasio), ciascuno per 49 soldi [40];
- una casa alla Marmorata, al confine con piazza Santa Maria in Cosmedin, da cui si ricavavano annualmente due fiorini [41];
- un mulino presso il Tevere che corrispondeva ogni anno 10 rubbia di grano [42].
A proposito di questo mulino, il Silvestrelli specifica: "...forse mosso dall'acqua dell'Almone [Aniene]". Se ciò fosse vero, il mulino si sarebbe trovato alla confluenza dei due fiumi, nella parte nord di Roma. Passata agli ospedalieri, la chiesa di Santa Maria non fu però occupata immediatamente dai nuovi proprietari, dal momento che agli inizi del XIV secolo viene detto che "non habet servitorem" [43].
Secondo il Silvestrelli [44] nel secolo successivo rimase soltanto la chiesa, visto che il convento, andato distrutto, venne fatto ricostruire completamente da Pio V nel 1566; nello stesso anno il papa tolse il palazzo e la chiesa di San Basilio all'Ordine di San Giovanni, che dovette trasferirsi, insediando il priorato romano in Santa Maria in Aventino. Probabilmente da questo momento iniziarono le progressive trasformazioni del complesso che culmineranno negli anni 1764-66 con il rifacimento completo della facciata ad opera dell'architetto Giovan Battista Piranesi, che trasformò la modesta chiesa, quasi rurale, così come è raffigurata in un disegno del 1570 [45], in una delle più belle creazioni dello stile neoclassico.
Il notaio Giacomo Grimaldi, nella sua visita del settembre 1619, ebbe modo di vedere un chiostro, con un antico affresco che rappresentava un calendario liturgico, simile a quello ancora oggi esistente nella chiesa dei SS. Quattro Coronati. Dai personaggi raffigurati il Grimaldi potè restringere il periodo di esecuzione tra il 1087 ed il 1232, risalente quindi al periodo di possesso da parte dell'Ordine del Tempio [46]. Sia il chiostro che il relativo affresco ormai non esistono più, forse distrutti in seguito alle trasformazioni architettoniche successive; di epoca templare rimane, fortunatamente, una vera da pozzo recante la data del 1244 ed una iscrizione consunta dal tempo: "In nomine Christi, Anno eiusdem MCCXLIIII, fr[ater] Petrus Ianue[n]sis, Magister Domor[um] Militie Te[m]pli Rome et Tuscie fec..." [47]. Questo templare potrebbe essere identificato col templare Pietro Fernando, il precettore templare per l'Italia, che nel 1259 aveva effettuato la permuta di San Felice Circeo, di Santa Maria della Sorresca e di altri beni con la tenuta di Tor Pagnotta [48].


Note

Abbreviazioni
BEF = Bibliothèque des Écoles Françaises d'Athènes et de Rome
MGH-SS = Monumenta Germaniae Historica-Scriptores
AAL = Atti dell'Accademia Lucchese di Scienze, Lettere e Arti
LP = Liber Prioratus Urbis Ord. S. Johannis Jerosol. an.1339 (sed 1334), Biblioteca Apostolica Vaticana, Cod. Vat. 10372

1) Per ragioni amministrative, l'Ordine del Tempio aveva diviso la penisola in due provincie. La prima, l'Italia propriamente detta (spesso chiamata anche Lombardia), comprendeva l'Italia settentrionale, la Toscana, il Patrimonio del Beato Pietro in Tuscia, la città di Roma, il ducato di Spoleto, la Campagna Romana, la Marittima, la Marca e la Sardegna. Della seconda regione, denominata semplicemente Puglia, facevano parte le regioni meridionali e la Sicilia.
2) G. Silvestrelli, "Le chiese e i feudi dell'Ordine dei Templari e dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme nella Regione Romana", Reale Accademia dei Lincei, Tip. dell'Accademia, Roma 1917, Serie Quinta, vol.XXVI, fasc. 5/6, pp.493/494. Parlando di Uguccione da Vercelli, la studiosa Anne Gilmour-Bryson ("The trial of the Templars in the Papal State and Abruzzi", Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 1982, p.132, nota n°24) così dice: "Templar and papal chamberlain which justified his room in the Lateran palace".
3) B. Capone - L. Imperio - E. Valentini, "Guida all'Italia dei Templari", Ed. Mediterranee, Roma 19972, p.24.
4) Goffredo di Chiaravalle, "Vita Sancti Bernardi", in MGH-SS, vol.XXVI, p.113.
5) Ibidem, p.113: "Fratres autem Iherosolimitani Templi, fidelis miliciae professores, cum novam habere eo tempore domum in Urbe cepissent, redeunte predicto suo patre specialique patrono [San Bernardo]...".
6) L. Imperio, "I Poveri Cavalieri di Cristo-Milites Templi", in "Pellegrini, Crociati, Templari", Ed. Moderna, Castrocaro Tme 1994, p.133: "In quel tempo il cistercense [San Bernardo] alloggiava, durante i suoi soggiorni romani, presso i Templari nella loro sede sull'Aventino".
7) F. Bramato, "Storia dell'Ordine dei Templari in Italia", Atanòr, Roma 1991, vol.I "Le fondazioni", pp.46/47.
8) Ibidem, p.47.
9) Goffredo di Chiaravalle, "Ex vita Sancti Bernardi", in MGH-SS, Hannover 1882, vol.XXVI, p.113: "…tunicam eius pro eximia benedictione servabant…".
10) Ottone di Frisinga, "Ex Gesta Friderici Imperatoris", in MGH-SS, Hannover 1868, vol.XX, p.482.
11) T. Bini, "Dei Tempieri in Lucca", AAL, Lucca 1838, tomo XIII, Ed. Penne & Papiri, Latina 1992 (ristampa), p.36, doc. n°4: "In nomine Dni amen. A.N.D. 1203. Pontificatus vero dni Innocentii PP. III anno V, ind. V, Cal. Januarii in Palatio lateranensi etc. Nos Aldibrandinus Malpillus et Glando... cives lucani confitemur simul recepisse mutuo a dno fratre Alibrando magistro domus militie templi, et a Bruno Preceptore, et Cobto yconomo ejusdem domus quinquaginta libras promittentes reddere ad proximum Festum Pascatis resurrectionis vobis et per vos fratri et magistro domus militie templi s.Petri de Luca etc. renuntiantes etc. his testes rogatis fuerunt dnus Joannes Lucanus dni Pape Cappellanus, Bonaca canonicus Plebis settavie, Gregorius Ricciardi etc. Ego Bensere S.R.E. scriba etc.". Lo studioso Fulvio Bramato, nel suo lavoro sui Templari in Italia (cit., vol.I "Le fondazioni", p.69, nota n°188), afferma però, errando, che le libbre "sarebbero state restituite a Pasquale per mezzo dei frati e del maestro...". Tra l'altro nella stessa nota il precettore di Santa Maria dell'Aventino viene chiamato Alibrandino invece di Alibrando (Alibrandino era invece il debitore dei Templari); infine viene indicata la data del 15 anziché del 1° gennaio. Tutte queste imprecisioni vengono però corrette nel suo secondo volume ("Le inquisizioni-Le fonti", Atanòr, Roma 1994, p.97 ).
12) Nerini, "De Cenobio S.Bonifacii et Alexii", Barbiellini, Roma 1752, p.74. Citato in Silvestrelli, cit., p.497.
13) M. Armellini, "Chiese di Roma dal secolo IV al XIX", Ed. R.O.R.E, Roma 1942, vol.II, p.719. Citato in Silvestrelli, cit., p.497.
14) L'appartenenza di questa chiesa all'Ordine del Tempio sembrerebbe confermata dalle pagine dell'Armellini: "nel libro delle visite sotto Alessandro VII, custodito nell'archivio segreto della Santa Sede, leggo così: "nell'anno 1293 frà Jacomo Molara, Maestro dei Cavalieri Templari, donò a suor Santuccia Terebotta d'Agubbio la chiesa di Santa Maria in Julia, posta nel rione della Regola, dove, essendo abbadessa, fondò il monastero oggi chiamato Sant'Anna"... [ed] il Bovio conviene che quel luogo appartenesse già ai Templari, dai quali fu ceduto a Santuccia... Ma siccome era filiale del loro priorato di Santa Maria dell'Aventino, vollero che il monastero offrisse, come canone, una candela di due libbre ogni anno alla suddetta chiesa il giorno dell'Assunta" (Armellini cit., vol.I, p.548). La data della donazione è controversa ed è basata sulla data della morte di Santuccia Terebotti. Secondo il Bruzio "morì questa santa donna ai 21 di maggio l'anno 1305" (cfr. Cod. Vat. 7871. Necrolog. B., p.13), mentre per il Cecchetti, curatore di un'edizione del testo dell'Armellini, "la data [del 1293] ...è probabilmente errata, perché un documento visto dal Galletti e citato dall' Armellini pone al 1293 la morte di Santuccia. Sembra quindi più probabile che la fondazione [del monastero e quindi la donazione] sia avvenuta l'anno precedente" (Armellini, cit., vol.II, p.1355, "Indice analitico e aggiunte"). La data della donazione (qualora sia avvenuta, visto che non abbiamo altri documenti se non le parole di questi autori) sarebbe quindi da collocarsi nell'arco di tempo intercorrente fra il 1292 ed il 1305.
15) Armellini, cit., vol.I, p.550.
16) Pubblicato da T. Bini, "Dei Tempieri e del loro processo in Toscana", AAL, Lucca 1845, Ed. Penne & Papiri, Latina 1994 (ristampa), pp.21/26.
17) Nel documento non viene mai specificato il cognome del vice-cancelliere. Dal canto suo, Silvestrelli (cit.) lo chiama sempre Pironti ed in altro suo testo ("Città, castelli e terre della regione romana", Multigrafica Editrice, Roma 1970, p.35, nota n°14) specifica: "Giordano era della famiglia Pironti. Vedi A.V., ann. XIII, VI, 37: "nob. vir Joh. Pironti nepos et vicarius (anno 1263), card. S. Cosme et Damiani, Rector Campania et Maritimae".
18) Bini, "Dei Tempieri... in Toscana", cit., p.21, doc. n°3: "...Casale situm in districtu Urbis in contrada que vocatur Piliocti quod fuit Nicolai et Petri filiorum et heredum quondam Petri Rubei de Ripa civium Romanorum...".
19) Ibidem: "...Locum S.Felici situm in Monte Circeyo Terracin. diocesis ad dictam Domum dictumque Ordinem pleno jure spectantem cum omnibus juribus adjacentiis et pertinentiis suis...".
20) Ibidem, p.22: "Hoc acto espresse quod tu et eredes ac successores tui annis singulis solvere teneamini et solvatis triginta solidos provenien [mancante] monasterio Gripte Ferrate prout illos fratres dicti Ordinis predicto Monasterio pro prefata Sancta Maria de Surresca et ejus pertinentiis solvebant et solvere tenebatur".
21) Ibidem: "...excepta solummodo quadam domo quam dictus Locus S.Felicis habebat intus in civitate Terracinensi in loco ubi dicitur Posterula juxta murum civitatis ejusdem quam dictus Frater Petrus Magister predicto Ordine reservavit".
22) Ibidem, p.21: "consideratis expensis pro ejusdem Loci [San Felice] custodia et conservatione necesario faciendis non multum eisdem Domui et Ordini Militie Templi utilitatis afferre...".
23) Ibidem, p.23: "volens ejusdem Ordinis meliora prospicere ac ipsius utilitatem non modicam procurare...".
24) Ibidem: "A primo latere possident nobiles Viri d. Johannes Castellanus et Franciscus fratres et Dominus Johannes de Columpna. A secundo predicta Ecclesia Sancte Marie de Aventino et heredes quondam Pauli de S. Angelo. A tertio Ecclesia Sancte Marie de Scolagreca et Sancti Salvatoris de Sancta Balbina A quarto est via publica vel qui alii sunt et considerans quod etiam Casale contiguum est et confine sicut dictum est aliis terris et Casali dicte Domus S. Marie de Aventino".
25) Archivio Segreto Vaticano, Archivio di Castello, arm. 207, "Processus contra Ordinem Militie Templi Jerosolimitani, in Urbis, Patrimonii B.P. in Tuscia, Ducatus Spoletani, et Aprutii, Campanie et Maritime, partibus, nec non contra Magnum Preceptorem dicti Ordinis in illis partibus constitutum et fratem Jacobum de Montecucco, qui Magno Preceptorem dicitur se gessisse". Il manoscritto originale, con introduzione e note di commenti, è stato pubblicato dalla Biblioteca Apostolica Vaticana per la cura della professoressa Anne Gilmour-Bryson (vedi nota n°2).
26) Gilmour-Bryson, cit., p.173: "...per fratrem Gulielmum de Pede Montis et fratrem Dominicum de Corneto dicti ordinis in loco Sancte Marie de Aventino de Urbe... dicti fratres dixerunt eidem fratri Gulielmo de Verduno quod... debet abnegare Christum".
27) Ibidem, p.175: "...deposuit sibi fuisse dictum per dictos fratres Gulielmum et Dominicum quod... debebat convenire in die veneris sancta ad conculcandum crucem".
28) Ibidem, p.206: "... in loco Sancte Marie de Aventino de Urbe... ostenderunt seu ostendit dictum capud seu ydolum...".
29) Ibidem, 210: "...ipse fecit et vidit alios facere elemosinas in dicto ordine in Sancta Maria de Aventino de Urbe...; hospitalitatem vero ordinatam in dicto ordine non vidit servari".
30) Ibidem, p.221: "... et in Sancta Maria de Aventino de Urbe, in qua dabantur elemosine pauperibus ad hostium et dabant comedere tribus pauperibus omni die...".
31) Ibidem: "...et vidit etiam plures pauperes hospitari in locis dicti ordinis et iacere...".
32) Gli atti di questo processo, tenuto tra il 1308 ed il 1312 sono consultabili in Bini, "Dei Tempieri... in Toscana", cit., pp.30/53, doc. n°9.
33) A proposito di questa data sono da segnalare delle inesattezze. Bianca Capone (cit.) riporta il 16 anziché il 24; dal canto suo il Bini, nell'appendice al suo lavoro ("Dei tempieri... in Toscana, cit., pp.55/56), riporta il 23 ottobre 1311, mentre nel documento riportato a p.50 si legge "hodie XXIIII octubris".
34) Ibidem, p.51: "...et audivit a pluribus fratribus, quod fr. Gerardus preceptor balive de urbe cum quibusdam aliis fratribus quor. nominum non recordatur, congregabantur ad invicem pro spuitione, minctione et conculcatione predictis, facienda super crucem".
35) Si tratta del manoscritto conservato alla Biblioteca Apostolica Vaticana, Cod. Vat. 10372, intitolato "Liber Prioratus Urbis Ord. S. Johannis Jerosol. an.1339 (sed 1334)".
36) Silvestrelli, "Le chiese...", cit., p.518. Dei beni elencati il Silvestrelli esclude però, non si sa per quale motivo (se per distrazione o volutamente), i censi di San Lorenzo e delle Tre Fontane.
37) A questo proposito vedi anche L. Imperio, "L'inventario inquisitoriale della domus di Montebello Vicentino", in "Atti del XIX Convegno di Ricerche Templari", Edizioni Penne & Papiri, Latina 2001, pp.81/115.
38) Per la tenuta di Tor Pagnotta conosciamo l'atto del 1259, con cui pervenne ai Templari; per le altre due tenute si vedano gli atti del processo nello Stato della Chiesa: "...ecclesie Sancti Migrami dicti ordinis militie Templi..." (Gilmour-Bryson, cit., p.234) e: "...in dicto ordine... Sancto Heramo..." (ibidem, pp.220/221).
39) Cfr. E. Valentini, "Le tenute agricole dei Templari romani", in "Atti del XVI Convegno di Ricerche Templari", a cura della Larti, Ed. Penne & Papiri, Latina 1998, pp.83/97.
40) LP, f.5: "Item habemus de censu a S. Laurentio extra muros et a S. Anastasio annuatim pro quolibet solidos XLVIIII".
41) Ibidem: "Item domum unam positam in Marmorato, a duobus lateribus est via, a tertio platea S.Marie in Scola Greca, de qua annuatim habemus II florenos".
42) Ibidem: "Item unum molendinum terrineam positum iuxta flumen Tiberim, quod respondet annuatim X rubla grani".
43) Anonimo, "Catalogo torinese", Biblioteca Nazionale di Torino, Cod. Lat. A 381, n°263 (la data di compilazione è da comprendersi tra il 1312 ed il 1339, probabilmente il 1320): "Ecclesia sancte Marie de Aventino non habet servitorem" poi è aggiunto con inchiostro diverso: "fuit ecclesia Templariorum". Pubblicato in G. Falco, "Archivio della Società Romana di Storia Patria", XXXII (1909), pp.436 sgg.
44) Silvestrelli, "Le chiese...", cit., p.498.
45) É. Dupérac, "Disegni de le ruine di Roma e come anticamente erono", Roma 1570.
46) D. Gallavotti Cavallero - R. U. Montini, "Santa Maria in Aventino (Santa Maria del Priorato)", F.lli Palombi Editori, Roma 1984, pp.15/17. Nel testo dell'Armellini si trova un accenno a questo dipinto: "Nel Cod. Vat. Lat. 9135 (ms. di Costantino Caetani) esiste una copia di un "calendario ecclesiastico scoperto in un muro del monastero di Santa Maria del Monte Aventino"... Notizie documentate sono in un importante articolo di G.Biasiotti, "Il Priorato dei Giovanniti sull'Aventino, prima del '700", ne "L'Illustrazione Vaticana", a.III, n.13, luglio 1932, pp.665/667". Armellini, cit., ("Indice analitico ed aggiunte"), p.1372.
47) Capone, cit., p.164.
48) Gallavotti Cavallero - Montini, cit., p.15.